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La cultura nella disabilità intellettiva

L’editoriale del n. 37 de I Sogni di Cristallo

Per secoli si è pensato che le persone che presentano deficit intellettivi fossero prive della possibilità di accedere e di sviluppare cultura. Erano tempi in cui l’accesso al sapere e la stessa capacità di leggere e scrivere appartenevano a ristrette élite. Sembrano tempi lontani, ma non dobbiamo risalire troppo indietro per veder affermarsi il principio dell’istruzione obbligatoria (nel 1858 sono stati resi obbligatori i primi due anni delle elementari!), e ancor meno per vederlo esteso anche agli alunni con disabilità, con la legge 517 del 1977, che ha previsto la necessità di metterli in grado di frequentare le classi normali con i supporti adeguati a sostenerne l’apprendimento e la formazione.
La Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, approvata nel 2006, invita a promuovere la partecipazione di questi individui “nella sfera civile, politica, economica, sociale e culturale, con pari opportunità”. Sostiene che per partecipare alla vita culturale è necessario “assicurare che le persone con disabilità abbiano l’opportunità di organizzare, sviluppare e partecipare ad attività sportive e ricreative …” e, a questo scopo, bisogna “incoraggiare la messa a disposizione, sulla base di eguaglianza con gli altri, di adeguati mezzi di istruzione e formazione e di risorse”.
La Convenzione ha favorito la promozione di una nuova cultura riguardo alla condizione delle persone con disabilità e delle loro famiglie. In questa direzione si è da sempre mossa Fraternità e Amicizia, con una costante attenzione alla dimensione culturale, caratteristica che da sempre ne contraddistingue le attività.
Infatti, nel tempo si è proceduto, oltre che al mantenimento delle buone competenze acquisite dalle persone durante la formazione scolastica, a realizzare iniziative più specificatamente culturali, tra cui:
• la rassegna di poesie “Poesiabile”, pubblicata nel 2006, seguita da una lunga collaborazione con il poeta Stefano Raimondi, che ha animato il laboratorio di poesia tuttora attivo;
• la costituzione della redazione, che rende possibile dal 2013 questo giornale;
• l’avvio del Circolo delle Arti, che ha fornito a molte persone la possibilità di coltivare le loro attitudini e di esprimere contenuti capaci di comunicare ed emozionare, condividendo esposizioni ed eventi con artisti internazionali. A questa valorizzazione delle diverse abilità dei nostri fruitori sono stati dedicati 24 articoli o interi fascicoli del giornale, e 13 eventi pubblici nell’ambito cittadino;
• la formazione di gruppi autobiografici, che hanno elaborato materiale di riflessione sulle storie di vita dei partecipanti e sulle loro esperienze di incontro con i vari contesti con cui sono stati a contatto.
Fare cultura, nella nostra pratica, non significa dar vita ad un’arte o letteratura di nicchia, che si rapportano in tono minore alle ‘grandi’ espressioni culturali della società: è piuttosto il portare a compimento un processo di elaborazione e di consapevolezza sulla storia di ciascuna persona, che riesca a fare maturare le diverse capacità espressive, così da comunicare con il resto della società. Un dipinto, una creazione, una poesia che escono dai nostri laboratori diventano un evento culturale se riescono a condensare un’istanza di riflessione, un messaggio, un’idea che colpisce la sensibilità degli altri, disabili e non. Diventano così segni che parlano di una vita, di emozioni, di sofferenze della persona o di un gruppo; segni che conducono a penetrare il mondo della disabilità, imparando a rapportarsi in modo più adeguato e soddisfacente con chi la sperimenta, in un incontro che procura reciproca soddisfazione e benessere.
Se alcune delle nostre attività presentano un carattere più squisitamente culturale, in realtà tutti i Centri mirano il nostro impegno all’obiettivo di portare a una dimensione di consapevolezza e di cultura le persone che li frequentano; non sono tanto importanti i prodotti che si ricavano dalle attività, ma la capacità di portare a compimento il processo di crescita personale e la capacità di espressione autentica, che mette ciascuno nella condizione di essere un produttore di cultura, cioè di quel sapere che lo aiuta a vivere. Perché è la vita a scrivere le storie, ma la cultura rappresenta la lente che le mette a fuoco e le rende condivise.

(di Roberto Cerabolini)

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